venerdì 22 febbraio 2008

Un motivatore per le giovanili

Articolo pubblicato dal quotidiano "La Città"

La Salernitana ha chiamato il motivatore. S’è rivolta al professore Aldo Matano, psicologo sportivo, perché suggerisse agli atleti un corretto approccio al calcio. «Questo sport è la riproduzione, in piccolo, della nostra societá e delle sue regole, la legalitá su tutte. L’uomo è veramente tale quando gioca al calcio. In campo tira fuori pregi e difetti: chiusura mentale, generositá, solidarietá e spirito di sacrificio, aviditá, creativitá, fantasia», ha spiegato l’esperto. Matano a chi ha parlato? Lo psicologo sportivo non è stato chiamato da Brini, tecnico nuovo di una squadra di professionisti in crisi di gioco e risultati. La terapia è stata prescritta da Grassadonia, allenatore della Berretti, capolista felice. «Non ho mai avuto un motivatore da calciatore - ha spiegato - ma ho conosciuto il professore Matano al corso per allenatori. I ragazzi facciano la mia stessa esperienza».
Presenti anche il responsabile del settore giovanile, D’Angelo, il tecnico dei Mini-Allievi, Gigante. Acquisito il primato, la Salernitana giovanile lo consolida lavorando sui cervelli dei virgulti. Ieri, prima "seduta" al Volpe. Berretti e Mini-Allievi riunite nel fazzoletto di prato lato spogliatoi. «Ragazzi, c’è una sorpresa per voi - ha esordito Grassadonia - vi presento lo psicologo». «E per chi è? C’è qualche compagno che sta male?», ha scherzato qualche giovanotto. Dubbi subito fugati. Matano ha lanciato input. «Non si cresce senza la volontá di vivere la propria abilitá in funzione degli altri - ha detto ai ragazzi - che c’entrano psicologia e terapia motivazionale col calcio? Se lo chiedeva pure la Figc, tanti anni fa. Poi negli anni ’60 l’Inter prese il "mago", il tecnico Helenio Herrera. Sui muri dello spogliatoio scriveva che la vittoria fosse la somma di coraggio, amicizia e preparazione. Prima del match, faceva fare un giuramento sul pallone. Herrera era, a proprio modo, motivatore. In quegli anni, su sponda Milan, Rivera aveva un consigliere spirituale, Padre Eligio Gelmini. Rivera sperimentò serenitá dopo una serie di colloqui. Chiese a Padre Eligio di diventare il consigliere spirituale di tutta la squadra. Uno "psicologo" non istituzionalmente riconosciuto eppure prezioso. A tal punto da diventare il cappellano del grande Milan di Rivera e di Nereo Rocco»

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